Sartoria Etnica

07 Nov Sartoria Etnica

Laboratorio sartoriale migranti in collaborazione con Associazione Rose di Seta di Reggio Emilia.

Non vi sono solo storie di esclusione questa volta in Italia, ma dei bellissimi percorsi di integrazione  attraverso l’insegnamento di una professione.

Un buon esempio è il Laboratorio di Sartoria gestito dall’Associazione Rose di Seta di Reggio Emilia con sede in Via Roma 50, impegnata in prima linea nel recupero e nella diffusione dell’arte sartoriale e di antiche tecniche di artigianato che reinterpretano originalmente attraverso la commistione di tendenze e stili culturalmente orientati. Una buona collaborazione è iniziata  con il progetto MaCrì dell’Associazione Jahspora R-Evolution di Reggio Emilia. MaCrì è un progetto che si è sviluppato in Gambia nel 2015 che ha avuto come primo obiettivo la realizzazione di un atelier sartoriale all’interno del quale si sono svolti per 6 mesi corsi base di cucito per le donne del villaggio di N’Demban. L’obiettivo finale del progetto è stato quello di favorire l’autonomia professionale delle donne coinvolte e creare una linea di abbigliamento equo-solidale tra l’Italia e il Gambia, in cui coniugare la tradizione italiana e quella africana.

 

Unendo artisticamente la altisonante cultura italiana della moda e le stoffe pregiate e colorate del territorio africano, a fine maggio del 2017 è iniziato un corso sartoriale rivolto a richiedenti asilo presenti sul territorio con la finalità di formare 6 sarti con conoscenze tecniche di sartoria tradizionale italiana.

Il progetto, che è finanziato da diversi enti  che si occupano dell’accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio reggiano (la Cooperativa Dimora d’Abramo, la Cooperativa sociale Papa Giovanni XXIII, la Cooperativa Madre Teresa, CEIS e Ovile), intende promuovere una formazione professionalizzante per i migranti, grazie alla quale apprendere le nozioni base dell’arte sartoriale italiana, dalla modellistica alla confezione per poi metterle in pratica con la realizzazione di veri e propri capi d’abbigliamento.

Il progetto non vuole essere fine a se stesso, ma un punto di partenza per una collaborazione duratura e continuativa nel tempo che possa sfociare nella creazione di una vera e propria linea di abbigliamento originale basata sull’utilizzo dei coloratissimi wax, tessuti tipici africani in 100% cotone, e di altri tessuti africani tradizionali quali il bogolan, impiegati secondo stili e fogge italiane.

L’intento del progetto è quello di favorire l’inserimento socio-professionale dei richiedenti asilo coinvolti e promuovere uno scambio e un’interazione con la realtà locale; tale collaborazione è da pensarsi continuativa nel tempo, prevedendo formazioni cicliche per i richiedenti asilo prescelti e una diffusione e fruizione sul territorio dell’artigianato prodotto.

 

Il progetto pilota della durata di 5 mesi raggiungerà il suo culmine il 17 novembre dalle 19.00 in un grande evento che avrà luogo presso la ex-Polveriera di Reggio Emilia in Via Pier Giacinto Terrachini 18/1 con la sfilata di moda dei capi realizzati dai vari allievi dei corsi dell’Associazione Le Rose di Seta, tra cui i 6 richiedenti asilo. Prima della sfilata vi sarà un incontro a tema sulla valorizzazione dei talenti e relativa formazione di figure professionali richieste dalle aziende del settore moda, costume e design. Il progetto è stato ideato, per l’appunto, affinché possa avere delle ricadute positive sul territorio, come l’inizio di una collaborazione tra diverse associazioni del territorio aventi in comune l’inserimento socio-professionale di gruppi di persone svantaggiate e il dialogo tra culture; la sperimentazione e creazione di un tipo di artigianato originale volto alla commercializzazione e alla diffusione sul territorio, la cui offerta è al momento mancante e addirittura sconosciuta; il recupero di un’arte, come quella sartoriale, in via d’estinzione ma sempre più richiesta ai giorni nostri. L’evento è patrocinato dal Comune di Reggio Emilia, CNA, Soroptimist International, CCR, Paideia.RE, Italian Fashion, Philippe Oder.

I vari collaboratori del progetto sono entusiasti dell’interesse, della partecipazione dei ragazzi, del coinvolgimento e dell’importanza che questi inserimenti possano avere sul territorio; per fare integrazione non basta lo studio della lingua e cultura italiana, ma sono il lavoro e le competenze acquisite che donano dignità all’uomo, di qualsiasi colore o nazione.

a cura di Margherita Sassi

Operatrice Area Richiedenti Asilo

Cooperativa Papa Giovanni XXIII