06 Set

GENITORI, FIGLI E SMARTPHONE: LE CONNESSIONI AFFETTIVE a cura di Cesare Rinaldini in collaborazione con Luana Gabbianelli, Rosa Ursi e Giada Davoli

RIFLESSIONI INTRODUTTIVE Oggi la tecnologia è diventata parte integrante del mondo relazionale e le interazioni virtuali sono entrate a far parte del ventaglio di possibili modalità con le quali le persone condividono le loro esperienze. Come ampiamente riconosciuto a livello mondiale, questo periodo storico evidenzia il verificarsi di un cambiamento epocale apparentemente inevitabile; un processo non necessariamente problematico ma che sicuramente va studiato, compreso e ben armonizzato. In questa rivoluzione della comunicazione umana, le relazioni amicali e sociali stanno evolvendo attraverso nuovi scenari ed anche le dinamiche familiari tra genitori e figli sono fortemente influenzate dall’utilizzo di strumenti multimediali. Tra questi spicca in modo significativo e sempre più preponderante l’utilizzo dello smartphone, evidenziando nuove complessità che si inseriscono come parte attiva nelle interazioni familiari. Questo piccolo strumento mobile sta velocemente radicandosi nelle vite dei giovani e nelle loro abitudini esistenziali, assumendo le vesti di “compagno di vita”, capace, come per magia, di creare un collegamento immediato con il mondo nella sua totale vastità. “Lo smartphone è lo strumento più personale, vale a dire quello che i ragazzi più facilmente possiedono, infatti il 45% del campione italiano (9-16 anni) possiede uno smartphone” (Net Children Go Mobile 2015) inoltre si può osservare come nel 2016 “i dati relativi al dispositivo che le persone usano per visitare pagine web mostra, molto chiaramente, come si tenda a usare sempre meno il computer, e sempre più lo smartphone per questo tipo di attività” (We are social, Digital in 2016). Tale sviluppo, osservato principalmente nei nativi digitali, sta mettendo in evidenza come questo oggetto personale determini una progressiva trasformazione antropologica della famiglia, mettendo in discussione i paradigmi tradizionali che guidavano le relazioni affettive. La figura del genitore come guida e modello identificativo sembra essere in grande difficoltà; allo stesso modo anche il concetto stesso di esperienza, di “averlo vissuto”, di “esserci passato”, viene messo in discussione a favore della possibilità del “fai da te” offerto della rete multimediale apparentemente capace di soddisfare qualsiasi bisogno seguendo la logica dell’immediatezza. L’adulto significativo, simbolo del grande saggio, detentore delle conoscenze, depositario dei saperi e dei segreti sulla vita, subisce così l’influsso di un oggetto inanimato, lo smartphone, in grado di rispondere virtualmente alle necessità evolutive dei ragazzi odierni. “Internet ed i media mobili sono parte integrante della vita quotidiana di bambini e ragazzi. Le mobile internet technologies offrono risorse sul piano simbolico e relazionale per l’apprendimento, la partecipazione e la creatività ma pongono anche nuove sfide” (Net Children Go Mobile 2015).
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Tale mutamento relazionale è osservabile anche in molte situazioni cliniche presenti nel nostro lavoro di Psicologi; le difficoltà presentate dai genitori nella gestione dei figli alle prese con lo smartphone sovrastano spesso il dialogo sui compiti evolutivi e sulle problematiche connesse alle specifiche fasi esistenziali che i ragazzi stanno attraversando: il problema principale diventa così il telefono e la connessione internet. Anche spostandoci dal campo clinico ed estendendo lo sguardo al sociale ed alle relazioni familiari si osserva lo stesso trend dove il tema delle relazioni virtuali e l’utilizzo massiccio di strumenti tecnologici, dentro e fuori casa, sembra essere incontrollabile, facendo vivere ai genitori grande disagio, confusione e preoccupazione nel comprendere la modalità adeguata di essere genitori responsabili in questa era digitale. Paolo Ferri Professore di Teoria e tecnica dei nuovi media e Tecnologie per la didattica presso l’Università Bicocca di Milano sostiene “che oggi nessuna indagine scientifica ci dice con certezza cosa è bene e cosa è male, nessuno studio è in grado di offrire prescrizioni e norme infallibili su come e quando far utilizzare ai propri figli la tecnologia, e che sicuramente c’è ancora molto da scoprire”. Concordi su queste concezioni di fenomeno in continua evoluzione, crediamo che l’attenzione debba essere posta sul “contesto famiglia”, ed in particolare a come l’ingresso dello smartphone influisca nelle relazioni affettive tra genitori e figli in una fase dello sviluppo fondamentale per la strutturazione dell’identità. Il nostro interesse nasce infatti dall’impellente necessità, manifestata dai genitori di preadolescenti, di definire orientamenti sufficientemente chiari per poter continuare a svolgere un ruolo educativo ed affettivo capace di sintonizzarsi con la realtà dei figli. Tale analisi del fenomeno smartphone deve quindi essere affrontata attraverso un approccio privo di pregiudizi, e libera da possibili logiche nostalgiche di un mondo che non c’è più, verso un progressivo cambio di prospettiva coerente all’avvento del virtuale nelle relazioni affettive tra differenti generazioni. Su tale ambito ci siamo posti l’obiettivo di attivare un’indagine esplorativa partendo proprio dai vissuti, idee e preoccupazioni dei genitori emiliani. In un mare di dati, consigli, forum, chat e social network, percepiamo sempre più le fatiche genitoriali nell’orientare l’intervento educativo, e per tale motivo diviene imprescindibile comprendere meglio questo fenomeno identificando alcuni criteri, il più possibile condivisibili, capaci di trasformarsi in significati affettivo-educativi da investire nelle relazioni familiari.

LA RICERCA Grazie alla collaborazione di famiglie del nostro territorio abbiamo potuto somministrare un questionario esplorativo finalizzato ad osservare l’articolarsi delle relazioni “genitori e figli” in fase preadolescenziale (10-14 anni), in quanto tale momento evolutivo viene considerato altamente significativo nella costruzione dell’identità e come fase di transizione da un utilizzo dello smartphone in
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condivisione con i genitori verso una sempre più rapida ed accanita appropriazione dell’oggetto multimediale. Le nostre riflessioni ed i nostri dubbi in merito a questo tema si sono orientate nel cercare di rispondere ad una serie di quesiti relativi ai significati attribuiti dai genitori al fenomeno dello smartphone, quali difficoltà incontrano e quali emozioni, dubbi e preoccupazioni vivono rispetto alla gestione dei figli immersi nel mondo virtuale. Proprio in merito a tali quesiti abbiamo costruito il questionario ispirandoci allo studio denominato “Family checkup” del N.I.D.A. (National Institute on Drug Abuse) che definisce il ruolo genitoriale come fondamentale strumento nella prevenzione del disagio giovanile (in particolare sul rischio di uso di sostanze stupefacenti). In collaborazione con l’Istituto Adler e l’associazione Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia sono state così rivisitate e da noi integrate alcune aree ad alto valore relazionale, al fine di indagare attraverso un questionario esplorativo il rapporto tra genitori e figli preadolescenti, con particolare attenzione all’interazione con lo smartphone ed al rapporto con il virtuale in senso più ampio.

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Tale questionario è stato proposto e somministrato a 63 genitori di età media 40-45 anni. La media del primo possesso dello smartphone dei figli è risultata essere di 11,5 anni, superiore rispetto al 10,5 anni di altri significativi studi sul campione italiano. Dai dati raccolti emerge inoltre che il 90% dei genitori si percepisce con sufficienti o adeguate competenze-conoscenze rispetto all’utilizzo della rete internet; tale dato appare significativo considerando che la ricerca esplorativa va ad indagare alcune aree della relazione genitori-figli proprio in riferimento al mondo del virtuale. Le aree esplorate sono state l’incoraggiamento, i limiti e confini, l’emotività, la percezione dei pericoli, il monitoraggio e le relazioni sociali.

1) L’incoraggiamento dei genitori verso i figli

L’area dell’incoraggiamento esplora come si muovono i genitori rispetto al favorire o meno l’utilizzo dello smartphone. Dai dati emerge che il 62% dei genitori usa lo smartphone come strumento di condivisione con i figli, evidenziandone l’aspetto positivo di facilitatore della comunicazione. Nonostante questo, solo il 17% dei genitori ne incoraggia l’utilizzo ed il favorirlo è principalmente legato allo studio e alla raggiungibilità del proprio figlio quando è fuori casa.
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Se lo confrontiamo con lo studio “Net children go mobile 2015” (progetto europeo per studiare com’è cambiato l’uso di internet tra i ragazzi europei), osserviamo come solo un terzo dei genitori italiani incoraggi i propri figli ad esplorare internet ed imparare cose in modo autonomo. Sembrerebbe quindi emergere un marcato timore dei genitori nei confronti dello smartphone pur riconoscendone l’utilità. La letteratura e le ricerche in questo ambito ci indicano come di fatto l’utilizzo dello smartphone non sia necessariamente dannoso. Nel report italiano, Net Children Go Mobile 2015, si afferma che “i ragazzi che usano internet di più e per svariate attività hanno più probabilità di incontrare qualche rischio, ma sono meglio attrezzati per fronteggiare questi stessi rischi. Sono più resilienti”.

2) Limiti e confini definiti dai genitori nei confronti dei figli

La seconda area esplorata, di fondamentale importanza nella strutturazione dell’identità del preadolescente, si riferisce al ruolo contenitivo dei genitori nel definire limiti e confini. Dal questionario è emerso che le principali regole che i genitori pongono ai propri figli sono relative al tempo e al luogo di utilizzo dello smartphone (il 30% ne limita l’uso fuori casa; il 19% preferisce che non lo si usi in compagnia, il 17% durante i compiti…). Questi dati ci fanno riflettere su quanto il genitore desideri il contatto perenne con il figlio, ma allo
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stesso tempo, di come viva con timore l’interazione del figlio con l’universo virtuale. Tra le criticità maggiori che i genitori riportano nel gestire e disciplinare l’uso dello smartphone ritroviamo la difficoltà ad interromperne l’utilizzo, mentre quando sono fuori casa il problema principale è legato all’impossibilità di monitorarne l’utilizzo ed al fatto che i figli, non rispondono al telefono, divengono irreperibili. Ciò che invece accade quando il genitore interviene attivamente per contenere o interrompere l’uso dello smartphone è, per il 65% dei casi, caratterizzato da accese discussioni con il proprio figlio e tentativi di temporeggiamento nell’interruzione dell’utilizzo. Tale dato evidenzia le difficoltà dei genitori nel gestire concretamente tale utilizzo. Questo aspetto pensiamo possa essere spiegato dalla potenza dirompente dello smartphone associata alla specifica fase evolutiva in cui è immerso il figlio preadolescente; una fase improntata sulla ricerca, scoperta e spinta all’autonomia.

3) Vissuti ed emozioni dei genitori nell’interazione figli e smartphone

Nell’esplorare l’area dell’emotività è stato chiesto ai genitori di provare a descrivere le emozioni che provavano nel pensare o nel vedere il proprio figlio utilizzare lo smartphone. I dati che sono emersi ci indicano come vi sia una chiara difficoltà ad integrare due dimensioni emotive contrapposte ed ambivalenti. Da un lato troviamo genitori che provano emozioni sgradevoli, e dall’altro genitori che riferiscono di provare piacere e soddisfazione nel vedere il proprio figlio in grado di utilizzare lo smartphone e padroneggiare le new technologies. Infine, il dato che ci è apparso più interessante riguarda quel 26% di genitori che esperisce emozioni contrapposte: se da un lato trova piacere nel vedere il proprio figlio muoversi con grande competenza nel mondo virtuale, allo stesso modo, si dice preoccupato che il figlio possa essere catturato dallo smartphone subendone gli influssi negativi.
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I genitori del campione in esame hanno riportato diverse emozioni rispetto al rischio che il proprio figlio possa accedere a contenuti a carattere sessuale (come evidenzia il grafico). La percentuale decisamente più alta riguarda emozioni della sfera della paura, seguito, con valori più bassi dal vissuto della tristezza. Di fatto se il genitore si dovesse accorgere che il proprio figlio ha avuto accesso a contenuti dal carattere sessuale cercherebbe il confronto attraverso il dialogo (66%), oppure creerebbe dei filtri (26%) e (8%) sequestrerebbe lo smartphone. Tale dimensione ha fatto emergere l’evidente confusione e preoccupazione in merito al possibile contatto del figlio con contenuti a carattere sessuale, inoltre continua ad essere la tematica più delicata da trattare.

4) Percezione dei pericoli nell’uso dello smartphone dei propri figli

Rispetto alla percezione dei pericoli il 68% dei genitori ha riferito di aver sperimentato in prima persona i rischi dello smartphone. Le modalità di utilizzo che preoccupano maggiormente i genitori riguardano per gran parte dei casi l’uso di internet (41%), a seguire troviamo facebook (10%) e WhatsApp (14%) ed i giochi in rete non sembrano destare particolari preoccupazioni. I dati emersi ci confermano come
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anche nell’utilizzo dello smartphone si stia assistendo ad un divario generazionale che porta i genitori a temere i contenuti che fanno riferimento alla propria esperienza vissuta. Pertanto, si ha una generale bassa percezione del rischio per ciò che concerne l’uso di social network e giochi in rete pur essendo considerate oggi le modalità più utilizzate dai ragazzi nella fascia di età da noi considerata.

5) Il monitoraggio ed accompagnamento dei genitori rispetto all’uso dello smartphone dei figli

Vista l’importanza, in questa fascia d’età del monitoraggio genitoriale è stato chiesto ai genitori se si percepissero attenti nel monitorare il proprio figlio nell’utilizzo dello smartphone. Dai dati emerge un 93% del campione che ritiene necessario applicare un controllo sui contenuti. Anche in questo caso, predomina l’attenzione che il figlio possa imbattersi a contenuti di carattere sessuale, e solamente il 15% controlla i contatti e le conversazioni dei social network (pur essendo il canale principale di collegamento con il mondo esterno). La maggior parte dei genitori, come si evince dai dati, non ha una reale percezione del rischio rispetto ai contenuti a carattere aggressivo. La letteratura ci dice però che l’accesso ai contenuti violenti è in aumento e che la comunicazione virtuale disinibisce e slatentizza in modo significativo l’espressione dell’aggressività. Il 62% dei genitori ha riferito comunque di utilizzare filtri, blocchi o controlli periodici dello smartphone; in particolare, gli intervistati applicano il monitoraggio sopratutto attraverso il confronto e dialogo (33%), il controllo della cronologia e dei social network (21%) e vietandone l’uso in determinati momenti (21%). Vi è inoltre un’altra parte di genitori che controlla lo smartphone in assenza del figlio (11%) oppure ha fiducia nel figlio (9%) e non ritiene necessario monitorare. In questi ultimi due casi va tuttavia evidenziato il rischio evolutivo e la credibilità genitoriale che rischia di essere compromessa. Ci troviamo infatti in una fase dell’età in cui il ragazzo andrebbe consigliato e guidato sia nella quotidianità che nelle scelte importanti, al fine di promuovere quel processo graduale di autonomizzazione che può avvenire solamente all’interno di un confronto autentico con l’adulto.

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6) Genitori di fronte alle relazioni sociali ed amicali dei figli

L’ultimo quesito che è stato posto ai genitori ha riguardato l’ambito delle relazioni sociali dei figli, sia quelle reali che avvengono cioè offline che quelle virtuali, che si realizzano online. L’89% dei genitori ha dichiarato di conoscere le relazioni virtuali dei propri figli ma il 41% ritiene che sia meglio vietarle. Il 90% del campione ha riferito che i propri figli prediligono le relazioni reali e il 53% ritiene che l’uso dello smartphone non vada ad influire su tale tipologia di rapporti. Solo il 5% dei genitori ha riferito che il figlio rinuncia ad uscire per intrattenere relazioni virtuali. Tale percentuale merita sicuramente attenzioni particolari rispetto al rischio di isolamento sociale e di internet addiction. Rispetto all’ipotesi che il proprio figlio rischi l’isolamento sociale il 24% dei genitori ha riferito che affronterebbe la questione attraverso il confronto ed il dialogo, mentre il 23% sequestrerebbe lo smartphone. Il 14% dei genitori porrebbe dei limiti all’uso dello smartphone e l’11% proverebbe a proporre attività alternative che distolgano il figlio dall’uso del telefono. Tali risposte contrapposte confermano le difficoltà dei genitori nell’intervenire su questioni così complesse e delicate, ribadendo la necessità di comprendere meglio questo fenomeno ed identificando alcuni criteri, il più possibile condivisibili, capaci di trasformarsi in significati affettivo-educativi da investire nella relazione con i figli preadolescenti.

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CONSIDERAZIONI SUI RISULTATI Se poniamo il focus sul vissuto dei genitori espresso nel questionario ed osserviamo la dimensione delle emozioni che essi vivono rispetto alla relazione tra figli e smartphone, notiamo una significativa difficoltà ad integrare due dimensioni contrapposte ed ambivalenti. Detta condizione rappresenta, a nostro avviso, il rispecchiamento simbolico della fase evolutiva che gli stessi figli stanno attraversando. Il confronto delle emozioni contrapposte (piacere/preoccupazione) dei genitori si incontra con i compiti evolutivi fase-specifici dei figli dove domina una dimensione emotiva caratterizzata da un conflitto preannunciato: la dipendenza dal genitore, se pur fondamentale, inizia ad essere rifiutata, ed al contempo l’interesse e la spinta progressiva verso l’autonomia porta dentro di sé timori profondi. Lo stesso può valere per la dimensione del controllo genitoriale. Diversi intervistati si presentano più rigidi ed improntati al controllo mentre altri, più disponibili e flessibili, lasciano i propri figli liberi di fare esperienza. Sembra esserci comunque una linea conduttrice che accomuna le risposte date dai genitori; entrambe le polarità mostrano uno sfondo comune di preoccupazione rispetto alla modalità di utilizzo dello smartphone. Tale dimensione genitoriale torna ad essere sovrapponibile ai primi veri abbozzi di bisogno di costruire la propria privacy dei preadolescenti mossi da un desiderio di autonomia crescente che inevitabilmente li porta a distanziarsi dal nido materno, non senza evidenti conflittualità e paure. Considerando i compiti evolutivi dell’età preadolescenziale (10-14 anni circa) all’interno di un contesto sociale che muta continuamente grazie ad un’evoluzione accelerata dei device tecnologici, diviene ancor più necessario identificare le modalità relazionali ed educative capaci di preservare il senso di continuità esistenziale indispensabile in questa fase dello sviluppo. Il crescere e l’interiorizzare dei personali passaggi evolutivi elaborando i “contenuti” delle esperienze preadolescenziali, necessita di un “contenitore” capace di flessibilità, ma al contempo in grado di garantire quella sufficiente stabilità dentro la quale sviluppare il processo di costruzione dell’identità. Tale contenitore riteniamo essere principalmente la famiglia e le relazioni affettive. Accompagnare i propri figli verso la dimensione adolescenziale significa necessariamente mantenersi in ambito rigorosamente adulto, ma al contempo, essere disposti ad accettare la sfida di farsi coinvolgere in questo mutamento e all’occorrenza, essere contaminati dai mutamenti del mondo giovanile. “Oggi la dimensione digitale è molto reale e presente nella vita dei bambini: è una parte strutturale del loro mondo che richiede non una reazione di panico ma piuttosto una strategia di prevenzione ed educazione” (Paolo Ferri 2014) Un atteggiamento educativo chiuso, rigido, ancorato al passato e non aperto al dialogo rischia infatti di allontanare le diverse generazioni e creare fratture nella dimensione di continuità ed integrazione di un “vecchio” ancora attuale con un “nuovo” non ben conosciuto ed elaborato. Il genitore odierno, proveniente da un contesto culturale dove il virtuale era assente, si ritrova così a confrontarsi con figli preadolescenti dove il virtuale è parte fondante del loro tempo. Tale condizione
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sembrerebbe attivare un sentimento di forte inadeguatezza sentendosi sprovvisti di codici interiorizzati in grado di tradurre il fenomeno in significati educativi spendibili. La sfida genitoriale necessita invece di pensare al virtuale non come un demone da scacciare, non come il distruttore dell’incontro tra le persone, ma come un fenomeno nuovo da conoscere, allo scopo di arricchire il proprio bagaglio comunicativo capace di tradursi in significati relazionali in grado di favorire la comprensione del mondo giovanile. I nuovi preadolescenti hanno infatti la possibilità di integrare una vasta gamma di modalità di relazione; per loro esiste la straordinaria possibilità di arricchire la modalità relazionale reale e tradizionale (offline) con quella virtuale (online). Una ricchezza che però si scontra con la non consolidata capacità dei propri figli di gestire un fenomeno così potente, rendendo fondamentale ed imprescindibile l’azione educativa di accompagnamento e monitoraggio da parte genitori. La loro presenza attiva permette a tale processo di essere orientato e veicolato sui bisogni evolutivi dei figli; deve esserci quindi un genitore sintonizzato, tramite un continuo confronto e monitoraggio, affinché i compiti fase-specifici dei figli vengano attraversati ed armonizzati in una costruzione stabile dell’identità. È indubbio che lo smartphone non è solamente opportunità ed innovazione, ma anche strumento da osservare per i rischi che l’uso non adeguato determina. Il ritiro sociale, la marcata difficoltà nel tollerare le frustrazioni e l’attesa, seguite da reazioni esplosive di rabbia, rappresentano comunque i principali segnali di problematicità nell’uso dei media tecnologici. Tali fenomeni meritano una profonda riflessione per le ricadute che hanno sulle relazioni affettive e sulla definizione dell’impianto bio-psico-sociale preadolescenziale, verso la graduale modulazione dell’assetto emozionale e la capacità di sviluppare relazioni significative in adolescenza. In questa nuova era digitale, la relazione con i coetanei, fondamentale per affrontare questa preparazione ai mutamenti adolescenziali, diviene così onnipresente; il piacere dell’attesa dell’incontro reale con il gruppo di amici appare voler essere sostituito dal contatto virtuale perenne caratterizzato da processi di soddisfacimento immediato del desiderio. “L’accesso sociale al gruppo dei pari costituisce spesso la prima motivazione per i bambini, e sopratutto adolescenti ad usare internet ed il cellulare. Più in generale, restare in contatto con gli amici è una parte importante della vita quotidiana dei ragazzi online come offline…. La ricerca di un contatto perpetuo con i pari” (Net Children Go Mobile 2015). Su questa linea, lo smartphone sembrerebbe divenire uno strumento utilizzato dai giovani per affrontare questo processo evolutivo, un nuovo mediatore per la costruzione dei personali spazi esistenziali di autonomia. Viene vissuto come un compagno incoraggiante nell’affrontare questo processo di separazione dall’identità di bambino verso quella di persona sociale, conquistabile attraverso l’adolescenza.

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CONCLUSIONI Su tali presupposti e riflessioni, lo smartphone può rappresentare una possibile estensione del ventaglio di possibilità di arricchire le relazioni con i pari e divenire mediatore verso la progressiva costruzione dell’identità, ma allo stesso tempo, se non accompagnato rispettosamente dall’adulto, può ostacolare tale processo mantenendo il ragazzo in una condizione di dipendenza affettiva potenziato dal possibile controllo virtuale perpetuo del genitore in casa e fuori casa. Da queste considerazione si evince come il processo preparatorio e trasformativo verso cui è diretto il preadolescente necessiti inevitabilmente della presenza attiva e costante delle figure genitoriali dalle quali egli cerca le distanze. Compito del genitore sarà così quello di non cedere al fascino regressivo dei media tecnologici, investendosi del ruolo di “guardiano della porta temporale” che il figlio sta preparandosi ad attraversare.
Tale responsabilità adulta porta con sé l’imprescindibile impellenza di uno scambio e confronto continuo sulla vita familiare, sociale e virtuale del figlio, mettendo in atto il delicato compito di accompagnarlo rispettando l’evolversi del suo bisogno di autonomia e privacy che via via si stanno strutturando.
In questa fase evolutiva la protezione del confine assume significati vitali: all’adulto spetta il compito di infondere coraggio e contemporaneamente tutelare gli spazi esistenziali dei figli da possibili intrusi, generatori di disordine e/o disorganizzazione. Il confine diviene così l’elemento strutturante della personalità; se eluso il ragazzo rischia di perdersi all’interno di un caos evolutivo, rendendo fallimentare il percorso di ricerca di nuove esperienze di libertà e autonomia.
Come ricorda Winnicott dai 6 ai 10 anni cessa lo sviluppo pulsionale e proprio con l’arrivo della pubertà le modificazioni cominciano a ripresentarsi ed “il ragazzo avrà nuovamente bisogno di organizzarsi contro uno stato di cose che opera cambiamenti, dovrà stare attento di fronte a nuove angosce e avere l’eccitazione di godere nuove esperienze, nuove soddisfazioni e nuovi livelli di appagamento”.
Il genitore, protettore del tempo e degli spazi tra un tempo e l’altro, facilita questo percorso, garantendo al figlio la possibilità di interiorizzare progressivamente le diverse esperienze esistenziali del suo presente. Il mondo del virtuale in primis, necessita di questa attenzione affinché non si trasformi in un ostacolo capace di invadere il tempo esistenziale del preadolescente, frapponendosi a quei confini necessari alla progressiva conoscenza ed appropriazione di sé.
Rielaborando ed integrando le concettualizzazioni di Siegel (2014) è possibile identificare alcune aree che necessitano di questa tutela permettendo così alle parti di sé del figlio di maturare, esprimersi ed integrarsi.
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Prendendo in esame il rapporto tra mondo reale e virtuale, i genitori fungono così da guardiani dell’equilibrio tra queste due dimensioni attraverso un continuo confronto e negoziazione tra il bisogno di essere guidati dai genitori e il desiderio di autonomia espresso nel rapporto con i media tecnologici.
Il genitore diviene l’arbitro della difficile partita tra il reale ed il virtuale ed un’educazione graduale al digitale permette ai nuovi giovani di affacciarsi verso le fasi trasformative dell’identità con maggiore consapevolezza dei rischi e delle potenzialità del virtuale. “L’alfabetizzazione digitale, se gestita in modo corretto e consapevole da parte del genitore, è una grande opportunità e risorsa preziosa” (Michele Facci 2014)
Tale gradualità nell’approcciarsi al digitale, che parte sin dai primi anni di vita, diviene un tempo diluito capace di creare il senso del piacere dell’attesa, mantenendo così aperto il canale del desiderio che progressivamente sarà sempre più soddisfatto. Privare i figli di questo, significherebbe privarli del loro tempo, della loro era, non riconoscendoli come persone in grado di maturare in soggetti autonomi, capaci di partecipare alla vita relazionale e sociale, affrontando il futuro con speranza ed in grado di fare scelte costruttive. Su tali riflessioni l’approccio cooperativo allo smartphone potrà così divenire un canale affettivo nella crescita progressiva del figlio.

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Connessioni affettive
Caro genitore, io sono piccolo ma ti osservo mentre utilizzi il tuo smartphone Cerco di capire a cosa serve e pian piano inizio a toccarlo Lo so che è tuo, ma ogni tanto mi piacerebbe usarlo insieme a te È arrivato il momento di poterlo maneggiare ma solamente come tu mi indichi È ancora tuo, ma un pochino anche mio! Lo uso, ma solo quando tu sei con me Sento che diventa sempre più mio, e tu mi accompagni ad usarlo sempre meglio Grazie a te riesco a capire le sue potenzialità e i suoi pericoli Finalmente diventa il mio smartphone, ma lo posso usare solo a casa e nel modo che decidiamo insieme Il mio smartphone ora lo uso fuori casa, ma tu continuerai a stare al mio fianco affinché io non mi perda Sto diventando adolescente! Ma tu continuerai ad esserci rispettando la mia privacy Sei pronto genitore? Adesso sono io che ti mostro nuove potenzialità dello smartphone Ricordati che il mio utilizzo dovrà essere differente dal tuo Perché i miei bisogni continuano ad essere diversi dai tuoi.

IN SINTESI Il genitore odierno, proveniente da un contesto culturale dove il virtuale era assente, si ritrova a confrontarsi con figli preadolescenti dove il virtuale è parte fondante del loro tempo. Tale condizione porta spesso a vivere un sentimento di forte inadeguatezza sentendosi sprovvisti di codici interiorizzati in grado di tradurre il fenomeno in significati educativi spendibili. Un figlio raggiungibile in ogni momento dà rassicurazioni, ma allo stesso tempo la possibilità che il figlio sia in contatto perpetuo con il mondo virtuale produce una dimensione nuova di grande preoccupazione.
Come reagire di fronte al grande conflitto genitoriale tra il favorire l’esplorazione di sé del figlio ed il proteggerlo dalle insidie del mondo esterno?
Crediamo che il genitore, se aiutato nell’integrare in modo più armonico le proprie necessità educative con i compiti evolutivi fase-specifici del figlio, possa divenire un garante dei “confini” che il figlio sta preparandosi ad attraversare. Una figura capace di monitorare e modulare le porte di accesso difendendo gli spazi esistenziali reali e virtuali dei figli da possibili intrusi, generatori di caos e disorganizzazione, garantendogli cosi la possibilità di integrare progressivamente le diverse parti di sé verso la costruzione di un’identità solida ed autentica.

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– www.istruzioneer.it “Questionario sull’utilizzo dei social network”

AUTORI
Cesare Rinaldini, Psicologo-Psicoterapeuta, Istituto Adler e Associazione Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia email: rinaldinicesare@gmail.com

Luana Gabbianelli, Psicologa-Psicoterapeuta, Istituto Adler di Reggio Emilia email: luana.gab@libero.it

Rosa Ursi, Psicologa, Specializzanda in Psicoterapia, Istituto Adler di Reggio Emilia email: rosaursi@virgilio.it

Giada Davoli, Dott.ssa in Scienze e Tecniche Psicologiche, Istituto Adler di Reggio Emilia email: gad44@hotmail.it