Il gioco d’azzardo non è solo ordine pubblico

26 Mar Il gioco d’azzardo non è solo ordine pubblico

Solidarietà al Comune di Verbania

In Italia nel solo 2011 si sono giocati d’azzardo 79,8 miliardi di euro, di cui 44,9 miliardi in quelli che generalmente la popolazione chiama ancora “video poker”: più correttamente 370 mila slot machine e 39 mila videolottery sparse in tutta la penisola. Ipotizzando che ogni italiano maggiorenne giochi con questi apparecchi (vietati ai minori), significa che nel solo 2011 si sono spesi 896 euro a testa alle slot. Di fronte ad una spesa che porta l’Italia ai primi posti al mondo e che paradossalmente accade in uno dei momenti economici più critici per le famiglie italiane, diversi sindaci, titolari della funzione di autorità sanitaria locale, hanno provato ad arginare le proposte di gioco d’azzardo.

Verbania, nel maggio 2005, fu il primo Comune in Italia a fare un regolamento che prevedesse limitazioni orarie per l’utilizzo delle slot machine. Il sindaco di allora ritenne che fosse congruo limitare l’accensione giornaliera delle slot, permettendola dalle 3 di pomeriggio alle 10 di sera. Dopo Verbania decine di altri Comuni hanno percorso strade analoghe per moderare il gioco delle slot machine sul proprio territorio, con motivazioni quali: contrastare l’insorgere di fenomeni di dipendenza dal gioco, proteggere le fasce deboli della popolazione da un’attrattiva ritenuta pericolosa, tutelare il decoro della città e salvaguardare la sicurezza pubblica. Le limitazioni comunali generalmente incidono sugli orari in cui le slot possono essere in funzione e sui luoghi (distanza da scuole o centri aggregativi).

Ma con la sentenza del TAR di Torino della settimana scorsa cambia tutto. Il Tribunale Amministrativo, rifacendosi ad una legge del 1931, ha dichiarato illegittima l’ordinanza comunale individuando nelle slot un problema unicamente legato ad una questione di ordine pubblico e come tale di “competenza esclusiva dello Stato”. Secondo il Tribunale il Comune avrebbe influito “negativamente su situazioni soggettive dei privati connesse alla libertà di iniziativa economica” e per questo ora il Comune rischia di dover rimborsare con 1,35 milioni di euro la Euromatic, società di slot machine del territorio, che avrebbe subito questa ingerenza. A mio avviso questa condanna è pesantissima e rischia di diventare esemplare; dove con “esemplare” si intende il divenire un esempio, un ammonimento, per tante altre realtà analoghe. Quando a metà del ‘900 Mao Tse Tung coniò la massima “colpirne uno per educarne cento” partiva dal cinese antico nel quale “colpire” significava “impressionare”. E una sentenza di questo genere avrà proprio questa ricaduta: impressionerà e ammonirà decine di Comuni che, temendo i ricorsi delle aziende del gioco d’azzardo, che spesso godono di consulenze legali gratuite fornite dai propri rappresentanti nazionali, sceglieranno di evitare ogni iniziativa volta a limitare l’azzardo sul proprio territorio. In un periodo di drastico calo di risorse per gli Enti Locali, quale Comune potrà rischiare multe da milioni di euro per aver ridotto gli orari di apertura di sale con slot machine?

A mio avviso le cose in Italia sono notevolmente cambiate dal 1931, anno di promulgazione della legge che ha portato alla condanna del Comune di Verbania, e oggi il gioco d’azzardo non può più essere visto solo come un problema di ordine pubblico, bensì come un problema con forti valenze sociali e sanitarie, come del resto dal 1980 ci invita a recepire l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo Stato italiano, che rappresenta uno dei pochi in Europa che non ha ancora riconosciuto la cura gratuita per i giocatori patologici, dovrebbe almeno promuovere un regolamento che permetta ai sindaci di avere un ruolo specifico su questa emergenza, se non altro per tutelare le frange più fragili della popolazione.

 

Matteo Iori