Vintage ed ecosostenibilità. Intervista a 1OF1 Studio, il brand all’insegna del D.I.Y.

05 Ago Vintage ed ecosostenibilità. Intervista a 1OF1 Studio, il brand all’insegna del D.I.Y.

La Cooperativa Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, che dal 1977 si occupa di disagio e accompagnamento delle persone in difficoltà, a fine aprile ha aperto un nuova  strada con un intervento fresco e innovativo.

Dare spazio ai giovani, alla loro creatività e alla loro imprenditorialità. Attraverso il lato B della Cooperativa,  finalizzato all’inserimento lavorativo. Così, la PG XXIII ha promosso la nascita di un gruppo di lavoro composto da giovani tra i 18 e i 20 anni che a sua volta ha dato vita ad un brandOne of One Studio – la cui finalità è la produzione di capi di vestiario unici, attenta al rispetto dell’ambiente.

A proposito di 1OF1, il Presidente della PG XXIII, Fabio Salati, ha dichiarato: “I giovani hanno competenze sommate ad un’energia ed una dinamicità unica, ma in questa fase storica spesso viene privata loro la possibilità di esprimersi e di mettere concretamente in campo le loro qualità.
La Papa Giovanni XXIII vuole coinvolgerli, stimolandoli a creare una loro idea imprenditoriale, offrendogli concretamente gli strumenti per realizzarla e renderla reale. La scommessa ancora più ambiziosa è quella di fondere insieme imprenditoria giovanile, sostegno all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e tutela dell’ambiente. Proprio per questo One of One lavora in stretta connessione nella produzione dei propri capi con il laboratorio di sartoria D.verso altro progetto della nostra Cooperativa che grazie anche al lavoro di persone svantaggiate crea nuovi abiti da tessuti donati o riciclati”.

A marzo, a poche settimane dall’inaugurazione dello shop in Via Guido da Castello 8D, a Reggio Emilia, abbiamo fatto una chiacchierata con il team di lavoro per farci raccontare come è nata l’idea e come è stato possibile costruire il brand.

Buona lettura.

Come nasce One of One?

Marcello: One of One nasce dalla Cooperativa Centro Sociale “Papa Giovanni XXIII” Onlus che, volendo dare spazio all’imprenditorialità giovanile e all’innovazione, ha dato l’opportunità ad un team di giovani studenti, liceali e universitari, di creare qualcosa di nuovo, ovvero un brand che segue i trend della moda attuali ma con un’impronta ecosostenibile e di moda etica. Ci siamo trovati nel posto giusto al momento giusto. Abbiamo sempre dimostrato una gran voglia di fare soprattutto relativa al campo della moda: non la fast fashion, caratterizzata soprattutto dallo spreco, dal consumo, dallo sfruttamento e dalla massimizzazione dei profitti. Ma quel tipo di moda basata su valori etici, sociali.
Questa occasione offre da un lato la possibilità di creare possibilità di occupazione per diverse persone e, dall’altro, dà una mano a noi ragazzi nell’esprimere ciò che abbiamo dentro; di esprimere concretamente le nostre passioni, tra cui l’artigianato: ovvero, curare da zero e principalmente a mano l’intero processo di produzione di capi di abbigliamento.

L’unico oggetto industriale che abbiamo è la macchina da cucire, e curiamo tutto il processo di ideazione e progettazione dei capi. Tutto passa da noi, ma abbiamo anche il grande supporto della sartoria creativa D.verso – dove si trova anche il nostro laboratorio – un progetto antecedente al nostro, con cui collaboriamo e lavoriamo in sinergia.

A chi si rivolge?

Marcello: One of One si rivolge a ragazzi come noi, semplici ragazzi, ma che hanno uno sguardo, un approccio e un’attenzione alle cose diversi. Molte volte si dice “l’abito non fa il monaco”. Ecco, io mi dissocio completamente da questa affermazione, sono completamente contrario. Secondo me l’abito è la prima cosa, insieme ai tratti del viso e all’aspetto fisico, che si nota nelle persone, soprattutto quelle che non conosci. E l’abbigliamento è ciò che copre il modo in cui siamo fatti, una seconda pelle: è il nostro biglietto da visita. Tutti noi di One of One abbiamo sempre prestato attenzione a questo aspetto e ci rivolgiamo a persone che, come noi, tengono molto al modo di vestire e non vedono l’abbigliamento solo come un modo di coprirsi, ma come un prolungamento del proprio corpo, un pezzo di sé e del proprio modo di essere. Ci rivolgiamo a persone che danno valore ai propri capi di abbigliamento, che pensano che ogni capo sia riconducibile ad un ricordo e capaci di vedere anche oltre il capo: ciò che c’è dietro, il processo di produzione e la sua lavorazione.

Valorizziamo questo aspetto – il behind the scenes – anche attraverso il modo in cui abbiamo impostato la comunicazione. Ci teniamo a far capire che tutto ciò che viene fuori da One of One deriva dalle nostre idee e da tempo speso a sporcarci – letteralmente – le mani. Che dietro al tessuto si nasconde un ampio discorso di artigianalità e di auto-produzione.

Di idee giovani, per ragazzi giovani.

Cosa c’è dietro One Of One?

Mariasole: Siamo partiti dal riutilizzo di materiali che caratterizzava già la sartoria creativa D.verso e abbiamo deciso di rivisitare l’approccio eco-sostenibile e del riutilizzo dei materiali scegliendo il vintage, molto di moda e per diversi aspetti ottimo a livello di vendita. Riutilizziamo capi di brand noti, un trend attuale, per dargli una seconda vita.

Il concept parte da diversi principi che volevamo mantenere vivi, sempre coerenti con altri progetti della PG XXIII (la sartoria creativa D.verso), come il riutilizzo dei materiali e un’impronta eco-sostenibile. Inoltre, volevamo dare valore al processo, completamente in controtendenza all’idea di consumismo della fast fashion basata sulla perfezione di capi tutti uguali e che non si rivela autentica e coerente con i messaggi etici che dichiara di abbracciare.

Il fatto che noi di One of One, ovvero quattro ragazz* molto giovani (Mariasole, Marcello, Giacomo e Gianmarco), ci troviamo in laboratorio e lavoriamo ai nostri capi, ne documentiamo il processo e realizziamo tutta la comunicazione legata al brand è la chiave del nostro concept. Vogliamo che le persone che compreranno i nostri vestiti sappiano, dall’inizio alla fine, cosa c’è dietro ciò che indossano.

Alla base della nostra idea c’è forse uno sfogo dal nostro punto di vista e, più in generale, generazionale, perché la perfezione non è reale. Anche sui social, tutto sembra perfetto, ma non è umano, quindi la parte umana e sociale di D.verso, che è poi anche quella della PG XXIII, per noi è importantissima.

Quali sono gli obiettivi di One of One?

Mariasole: L’obiettivo è dare importanza al lavoro di squadra, al processo, alla diversità, ma anche creare una comunità: essere i primi tra molti a stimolare altre persone, a prendere in mano un progetto, che sia a 18 o a 50 anni, per fare qualcosa della tua vita, per dare un senso alle giornate – soprattutto in questo periodo di pandemia – anche se sembra irrealizzabile.
Poi, per noi ragazzi è sempre difficile avere opportunità e mezzi per fare qualcosa. E quindi l’idea è creare una comunità che ci permetta di fare capire come sia importante far notare la diversità, dare un’impronta eco-sostenibile e dare voce a ragazzi come noi che dal nulla abbiamo deciso di assecondare e dare voce alle nostre passioni, a ciò che ci stimola ed emoziona. Perché, alla fine, anche se in diversi ambiti, noi di One of One siamo accomunati dalla passione per quello che facciamo.

Come vi siete suddivisi i ruoli all’interno del team?

Mariasole: La divisione non è un concetto che ci appartiene. Abbiamo tutti più o meno lo stesso ruolo, anche se in certi ambiti abbiamo più o meno competenze. Giacomo studia moda e design al Politecnico di Milano: è molto creativo, ha molte competenze nella moda e sa cucire, quindi lui si occupa di realizzare i modelli, ma si è occupato anche di ideare e progettare le grafiche delle nostre stampe.

Marcello è una persona molto determinata, organizzata e soprattutto sa comunicare benissimo, riesce sempre a conquistare le persone, è gentile e buono e, secondo me, è la chiave della nostra organizzazione, e cura anche le relazioni tra noi e la PG XXIII.

Giamma (Gianmarco) è il ragazzo più alla mano di tutti: è fantastico, non si stanca mai, lavora sempre, è anche lui molto creativo ma su un piano più progettuale. Infatti, ha proposto molte idee innovative per gli interni del negozio, come per esempio una cassa fatta con le reti. È un ragazzo molto creativo e molto pratico e questo permette di avere un aiuto in più anche in laboratorio.

Io, invece, mi occupo delle grafiche insieme a Giacomo, della comunicazione social e anche io aiuto a produrre!

Quale messaggio volete comunicare?

Giacomo: Essenzialmente, vogliamo esprimere ciò che siamo, cioè ragazzi giovani che in qualunque modo cercano di esprimere la propria creatività, e questa è un’opportunità perfetta per farlo. Per quanto riguarda invece ciò che produciamo, il messaggio consiste in quelle imperfezioni che, per quanto a qualcuno potrebbero non piacere, esprimono il nostro modo di lavorare a mano e dimostrano l’autenticità che c’è dietro One of One, tra artigianato e sartoria. È un tema che a me sta molto a cuore e va in controtendenza rispetto all’industria tessile che produce per guadagnare. Noi produciamo per creare, fare qualcosa di figo e che può piacere alla gente della nostra età.

A livello estetico in che modo si traduce il vostro concept?

Giacomo: Preferiamo mostrare in modo evidente tutti quei dettagli, come le cuciture a vivo nel caso dei pantaloni, che di solito vengono nascosti nei capi creati a livello industriale. Anche nelle magliette il nostro stile è evidente nelle sbavature della stampa dovute alla serigrafia fatta a mano. Per quanto riguarda le grafiche, non esprimono in modo diretto ciò che siamo, ma sono ideate e realizzate da noi e ci aiutano a far capire all’esterno il nostro processo creativo, come nel caso dei capi stessi: non scontati e che non sono mai stati visti in giro.

Tutto questo discorso è comunque legato al fatto che siamo una realtà nuova, piccola e che per questo ha ovviamente dei limiti di produzione e costi e che cerca di superarli credendo molto nell’approccio eco-sostenibile.

Qual è l’immaginario che ha influenzato l’aspetto grafico?

Giacomo: Mi sono occupato di realizzare tutte le grafiche che derivano da anni di esperienze che ho maturato da grafico, perché il mio passato è quello di grafico di copertine di dischi e singoli. Sperimentando con programmi di grafica, attraverso un processo che permette di passare da immagini in pixel a illustrazioni in formato vettoriale, sono arrivato alle grafiche finali adatte per la stampa serigrafica, nel nostro caso monocromatica.

A livello di soggetti, mi ha sempre affascinato il mondo dell’arte rinascimentale e infatti la maggior parte delle nostre grafiche, anche se in parte non riconoscibili, vengono da quel periodo storico. E poi anche gli occhi e gli sguardi, un elemento che piace a tutti noi di One of One. Lo sguardo esprime qualcosa senza esprimere nulla, io la vedo un po’ così.

Avete già in mente una collezione?

Giacomo: Partiremo con una collezione che è stata intitolata Albori e abbiamo deciso di procedere per capitoli anziché seguire le stagioni come fanno di solito gli altri brand. Questo perché la nostra produzione dovrà essere continua, dovrà esserci disponibilità di articoli durante tutto l’anno e dovremo continuare ad innovare per creare cose nuove. Non vogliamo essere condizionati dalle stagioni, anche perché dovendo seguire le disponibilità dei rifornitori di capi vintage, potremmo trovare giacche che magari ci piacciono e che vogliamo indossare anche durante l’estate, o comunque potrebbe non esserci compatibilità tra ciò che compriamo e il periodo in cui ci troviamo.

Albori coincide con il primo capitolo del nostro progetto e si tratta di una collezione che è molto limitata dal fatto che siamo all’inizio della nostra esperienza. Si tratta soprattutto di capi vintage a cui abbiamo apportato modifiche leggere e t-shirt stampate da noi e che saranno le più imperfette proprio perché ci stiamo sperimentando con la stampa serigrafica. È una collezione che mostra il nostro processo di crescita e di apprendimento, il punto di partenza per sviluppare sempre più idee e sempre più ambiziose, complesse e originali. Speriamo infatti che la prossima mostri già una sorta di evoluzione, possibile proprio grazie a ciò che abbiamo appreso durante la realizzazione di Albori.

Vuoi aggiungere qualcos’altro?

Giacomo: Siamo molto carichi! A livello personale ho investito molto in questo progetto e mi sono occupato soprattutto della produzione di capi e dei vestiti in sé. La cosa che mi sembra assurda è che mi stupisco di ciò che siamo riusciti a fare in soli due mesi. Non mi vengono in mente nomi di brand che in così poco tempo siano riusciti ad organizzarsi in questo modo realizzando una collezione che include pantaloni, giacche, t-shirt, felpe, giacche di jeans: una varietà di capi molto ampia e una varietà di modifiche molto originali. Sono molto felice di come stiamo partendo e di quanto abbiamo fatto concretamente.

Per chiudere: l’estetica del vostro brand si riflette anche sull’impostazione che avete dato agli interni dello shop?

Giacomo: Sì, nel senso che a noi piace molto l’aspetto minimal e pulito, ma pur non volendo gli interni del nostro shop presenteranno imperfezioni. Abbiamo realizzato diversi elementi di arredo dello shop, e anche in questo senso, in certi casi abbiamo curato tutto il processo di produzione anziché comprare qualcosa di già pronto, rifinito e non originale. E questo rispecchia l’idea del nostro brand, di pulizia ma solo apparente, perché presenta imperfezioni che sono anche un valore, proprio perché segno di autenticità: di qualcosa di genuino, fatto a mano, fatto da noi.